Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/38

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Regger come a regina a te si aspetta,
     O sola feminil temuta mano
     Or dirò la cagion della mia fretta. 25
Latona partorì nell’oceáno,
     Letto Asteria gli fe’ de’ lidi suoi,
     A tutte l’altre approssimossi invano.
Ahi, maledetta ragna! Or tu che il puoi, 26
     Diva, soccorri a chi nel mondo il suono
     Vola portando de’ decreti tuoi.
Disse, e locossi accanto all’aureo trono,
     Siccome i veltri di Diana fanno
     Se dal lungo cacciar racqueti sono,
Che vicin della Diva a porsi vanno
     Ubidïenti, e con le orecchie tese
     All’impero di lei parati stanno.
Similemente a Giuno Iri si rese,
     Da cui nè manco allora si dispiega,
     Che il sonno sovra i rai l’ali le stese.
Tanto la testa sonnolenta piega
     Alle colonne dell’aurato soglio,
     Nè i talari giammai nè il cinto slega.
Varco la diva qui dando al cordoglio:
     Sempre così, diceva, o concubine
     Di Giove in qualche desertato scoglio
Non altrimenti che foche marine
     Celar nozze e portati vi sia forza,
     Nè dove manco è licito a meschine.
Ira m’infiamma, e a far vendetta sforza
     Di chi male a pietà volse il desio,
     La cara Asteria ogni mio sdegno ammorza,
Perocchè le perdona ogni suo rio
     L’aver preposte le marine spume
     Ai complessi di Giove e al letto mio.
I cigni in questa le purpuree piume
     Levar dall’acque del natio Pattolo,
     I quai congratulando al novo Nume