Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/79

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DI ANACREONTE 69

Di sua virginal carne
Quanto è mestieri a farne
Fede di quel che si convien celare.
Or basta: eccola, è dessa,
Io la ravviso, è dessa,
E già quasi sua voce udir mi pare.

M.


SOPRA AMORE


Dianzi le Muse colsero
     Fra bei lacci di rose,
     E prigionier condussero
     Alla Bellezza Amor.

Or la dolente Venere
     Offre soavi cose
     A chi discioglie Amor.

Pur, se de’ lacci è tratto,
     Quivi starà, già fatto
     Servo per uso Amor.

M.


SOPRA SÈ STESSO


Lasciami, per gli Dei, lasciami bere
     Questo colmo bicchiere,
     Che infurïare io voglio.
     Infurïaro Alcmeone ed Oreste,
     Poichè lor madri uccisero.
     Io nel vin rosseggiante il labbro spinsi
     E di sangue la destra unqua non tinsi;
     Onde più che non soglio
     Infuriare io voglio.