Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/41

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lettere 35

e per la ragion di stato opposta alla ragion divina in quelli chi «terrena sapiunt», ha di patire in questo, sendo avvenuto quel che [a] Gerosolima nel primo. «Milvus in coelo cognovit tempus suum, turtur et hirundo et ciconia custodierunt tempus adventus sui, populus autem meus non cognovit iudicium Domini.

Quomodo dicitis: Sapientes sumus et lex Domini nobiscum est?

Vere mendacium operatus est stylus mendax scribarum etc.».

«Ego polluam sanctuarium meum, superbiam imperii vestri etc.»; e «stridebunt cardines templi etc.». Ma non si legge li profeti e «guai a me!» dice. ...

In primis prometto, sotto la pena d’essermi tagliata una mano se mento, di augumentar le rendite del regno di Napoli a centomila ducati piú che l’ordinario, con facilitá e consolazione di vassalli, e gloria del re: e ’l medesimo nello stato ecclesiastico.

2°. Far guadagnar al re per una volta cinquecentomila ducati, impiegandoli ad un gran negozio necessario a fare l’imprese d’Europa con beneficio di popoli e gran profitto alla monarchia catolica.

Questo prometto, perché dicono ch’hanno speso tanto per causa mia, e fu per causa di don Luigi Sciarava scomunicato, che fe’ lo processo occulto e falso per vendicarsi contra il viceré suo nemico, e contro il vescovo de Milito e d’altri ecclesiastici; e noi voltammo il male a voi per manco male. Ma perché dicono che volevo far male alla chiesa ed al re, prometto far le sequenti imprese e libri perfetti in venticinque mesi, chi non possano notarsi d’eresia né d’errore né di stiratura di senso né d’adulazione, fortificati di ragioni convincenti ed autoritá della Bibbia e di santi padri e di sapienti d’ogni nazione; e risponder ad ogni contradicente usque ad satisfactionem animi e sotto pena della vita....

Illustrissimo signore, queste cose proposi; e non son udito, perché non al re si serve ma all’ambizion di nemici possenti. Li mandai a Sua Santitá; non so che fará. Di piú, sappia ch’io sempre ebbi questi concetti per levar le macchie ch’ebbi nel Santo Officio; del che non so se ammiri, sendo scritto: «vidi