Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/327

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indice analitico dei nomi 321

lare di G. B. Cortese e suo fedele. Partecipe della congiura; arrestato, dimostrò carattere debole, soggiacendo all’influenza del suo maestro, che lo istigò contro il Campanella. A lui questi allude a p. 227, n. 15 col verso: «chi non volendo nel mio mal si piega».

Solmi (Edmondo) (p. 281).

Spampanato (Vincenzo) (pp. 259; 279).

Spinelli. Nobile famiglia calabrese che contribuí attivamente a soffocare la congiura campanelliana; specialmente:
il barone Carlo S., il quale, dopo una brillante carriera militare a Tunisi, in Belgio, Francia, ecc. sotto le bandiere spagnuole, tornato a Napoli, era diventato Reggente della Vicaria (1585), consigliere del Collaterale e delegato contro i banditi e i turchi (1591). Scoperta la congiura calabrese fu (agosto 1599) nominato commissario militare straordinario con pieni poteri in Calabria («capitano a guerra»): poteri, che esercitò largamente e implacabilmente, tanto piú che era legato agli interessi delle famiglie feudali del paese. Era zio di Fabrizio Carafa (v. q. n.). È lui il Carlo a cui si allude a pp. 219, n. 1 e 223, n. 7;
Francesco S., principe di Scalèa, nipote di Carlo, capitano di guarnigione in prov. di Cosenza al momento della tentata insurrezione.

Spinola (Cesare). Genovese, trentenne nel 1600, quando, il 15 novembre, rese una testimonianza in discarico del Campanella, — onde il sonetto di ringraziamento: p. 230, n. 22 — ; benestante; uno dei molti Spinola, che facevano affari a Napoli; forse cugino del marchese Ambrogio (p. 291).

«Squilla». Pseudonimo, di cui si
serve assai spesso il Campanella, improntato al suo stesso cognome. Lo usò non solo in poesia, ma anche in piú di una lettera, servendosi anche del solo disegno di una campana. Il medesimo disegno insieme con altri simboli (stella, indice teso) e col motto: «Propter Sion non tacebo», tolto da Isaia, trovasi all’angolo di alcuni suoi ritratti (v. in De Mattei, op. cit., le tavole tra pp. 104-105) e sul frontespizio tanto dell’Ecloga per Luigi XIV (v. p. 280) quanto della Philosophia rationalis, primo volume delle opere da lui cominciate a curare a Parigi, presso il Du Bray. Nelle poesie fa precedere alla parola «squilla» l’altra, «settimontano», allusiva alla conformazione della sua testa (pp. 1; 112; 138; 272; 288).

Syntagma de libris propriis. Questioni ad esso connesse, v. Naudé.

Telesio (Bernardino). Naturalista e filosofo cosentino (1509-88), di cui il Campanella si sentí continuatore. Fondatore dell’Accademia cosentina, che, dopo la sua morte, conservò pio ricordo della sua persona e si adoperò a mantenere vivo il suo pensiero (p. 87, madr. 4 — e si avverta che la nota corrispondente si riferisce alla condanna all’Indice del De rerum natura del Telesio, pronunziata il 1595 — ; pp. 111, n. 68; 217, v. 21).

«Teologo cantanbanco» o «pseudoteologo». Allusioni a Paolo Sarpi (pp. 253-54)

«Toglie i di sacri al Tebro». Allusione alle grandi piene del Tevere e del Po nel dicembre 1598 (p. 222, v. 1).


Vailetta (Giuseppe). Erudito, economista e bibliofilo napoletano