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sulla eloquenza del foro penale 87

I curvi templi ne rïentra e tuona
     In difesa de’ miseri. Dal mesto580
     Labbro, cui pure d’un sorriso abbella
     La speme, in recrescenti echi prorompe
     La vindice parola, e in quel tenore
     Che la sua concitata aura trascorre,
     Infoscarsi o chiarir mille vedresti585
     Fronti pensose, come fanno i laghi,
     Quando la peregrina ala del vento
     Gl’increspa e spiana. A questa Dea rendete
     Inni e profumi, o giovinetti, e sia
     Tal che a la nova età facile avvenga590
     Il vostro culto. Rapida baleni
     Dunque l’idea; semplice sì, ma schietta
     La parola secondi; e sia virile,
     Non scompigliato il gesto. Onde la toga
     Più squallida non veli alme restie595
     A quanto avvi di bello e d’esquisito,
     E il forense orator splenda di luce
     Cavalleresca, come dee. Rendete,
     Giovinetti d’Ausonia, inni e profumi
     A questa Diva, e di non vacui beni600
     Dolcezza ampia trarrete. Avvi chi pure
     Ad altre muse giovinetto offerse
     Le primizie dell’alma, e le frequenti
     Sale blandia d’estemporaneo canto;
     E seppe in una i rapimenti e l’ire605
     De la ringhiera: ed ei fra le più caste
     Nobili gioie del pensier prepone
     L’intima ebbrezza, che serena invade