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188 sorrento o torquato tasso

     E risensate guarderan le genti,
     Come un delirio che passò, la guerra:
     E ammireran che per sì lunga etade
     Tanta fede asseguita abbian le spade.

Ma quante volte echeggerà profondo
     Pe’ secoli venturi il tuo poema,
     Parrà men empia al rinnovato mondo
     Questa de l’armi signoria suprema.
     Chè nel fero tuo carme e verecondo
     La Guerra, ancor che più superba frema,
     Par che giù ponga il cingolo cruento,
     E dei martiri assuma il vestimento.

Chè la tua Musa non venìa da monti,
     Che di qua de le stelle ergan le cime,
     Ma dai superni angelici orizzonti
     Messaggera scendea de le tue rime;
     E ne la manna de l’eterne fonti
     T’insoavìa la Cantica sublime:
     E su lo scudo, onde Michel si armava,
     Tu l’epica scrivevi itala ottava!

Era la Fè la tua Camena, e quando
     Nero salia da’ pergami del Reno
     Un turbo impetuoso e miserando
     Era la Fè che ti ruggia nel seno!
     E tu la fronte giovinetta alzando
     Irradïata d’immortal baleno
     Ponevi incontro all’Aquilon ruggente
     La tromba che fremea per l’Orïente!