Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/116

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DELL'ANTHROPOLOGIA

le sue ci mandi: se la troppo cupidigia non ci stimolasse: et non fusse cagione che le cose nostre ci putissono, et olissono le strane; per ispendere et profundare non solamente i danari; ma molte volte la vita d'assai huomini, che per troppo disiderio di sconvenevoli guadagni non temono d'arrischiarla presso alla manifesta morte à quattro dita; non curando le scomuniche papali, che minacciano di mandare in bocca di Lucifero quelli, che à certi tempo dell'anno più pericolosi mettersi in mare presumono; la qual cosa non è da credere ch'e Pontefici facciano: perché in altro tempo istimano il navigar sicuro; ma acciò che à poco à poco quando à cotal interdetto, et vietamento trovassero ubidienti i popoli, indi gli ritrahessero: et si levasse l'occasione di tenere tanti meschini nelle galee prigioni senza alcuna loro colpa, co ferri à piedi, ignudi et scalzi, intorno à remi affaticandosi al suono di mazzate di che non so qual delitto possa l'huomo commetter maggiore; ne qual crudeltà di tigri, et di leoni gli si possa aguagliare. Lascio di dir le lunghe notti, che sotto l'aspre gonne i naviganti al vento, alle nievi, alle pioggie si stanno senza dormire: i disagi che non solamente di carne et d'altri cibi, ma di pane et di vino, et etiandio d'acqua talvolta i prencipi, et signori in nave patiscono. le paure di morte, gli horribili strida, che nelle adverse fortune si sentono; che sono tante, che io non so perché huomo si truovi, che ardisca commettersi al mare: il quale per altro non si naviga, che per ammassare ricchezze: le quali con tanto studio, fatiche, et pericoli sono cercate, che niuno è più misero di colui, che troppo diside-