Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/122

Da Wikisource.
DELL'ANTHROPOLOGIA

raccontare infiniti essempi della sua miseria, scritti in più di mille carte. percioche mi par soverchio più oltra recitarne. Sol tanto dirò niuna cosa al mondo esser di maggior leggierezza che Amore: lo qual non solamente gli antichi poeti, et philosophi hanno stimato Iddio, ma sovra gli altri potentissimo: à cui Giove et gli altri Dei, et ancor Plutone infernale habbiano ceduto. Sciocca fittione, et non per altro imaginata, che per consolatione de mortali; che si lasciano ad amar transcorrere: et alle sue propie per altrui aggiungono altre miserie. Ma se in noi fosse una minima scintilla di vera ragione: et frenassimo il senso, et l'appetito, come sarebbe convenevole; non solamente non ci pigliariano noia, et passione di donna, ò d'altra persona, che in amore non ci corrispondesse: ma non havriano soverchia cura de figliuoli, ne di mogli, ne di parenti: i quali molte volte ò non ci amano, ò innanzi al tempo ci procurano la morte; ò almeno della passione, che per loro ci pigliammo, non hanno alcun giovamento: et è da credere, se tanto ne amano quanto noi loro, che del nostro travagliar gli incresca: et per ciò senza dubbio appare esser manifesta sciocchezza quella delle donne Indiane; che nel rogo funeral de mariti si abbrugiano: et non so se di là, come di qua ancor si ama; qual maggior ingiuria ci possono fare: et come il sentimento di cio non gli habbia à turbar gran parte dell'immortal felicità. Molte altre cose potrei dire contra Amore: ma voi stessi mi scuserete, se poco in cio mi stendo. perciò che sarebbe materia da parlarne in altro tempo: quan-