Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/141

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LIB. III.

sono veramente de stolti, à chi con se stessi piace d'ingannar altrui: ma più stolti sono coloro che gli credono, et danno fede à gli horoscopi, alle stagioni et alle direttioni de pianeti, et alle figure de cieli: le quali molte volte ho veduto descritte in forma quadra: et io ho pur inteso, et udito disputar nelle scuole de geometri che non si trova la quadratura del circolo: et meno io credo che si truovino queste figure degli astrologi, per cui vogliono essere stimati savi. Le arti ancora che da gli huomini furono trovate, non sono di molto pregio: et credo che senza quelle si potria vivere, et forse meglio. Percioche la Natura ci ha dato le cose necessarie per lo vivere et pel vestire; et per difenderci dal caldo, dal freddo, dal Sole, dal vento, et dalle pioggie, senza far tanti pannilami, drappi di seta, ricammi, cuffie, veli, foldiglie, senza che fossero tante spetiarie, onguenti, profumi, olii, odori, tante botteghe d'orefici, tanti venditori di capegli morti, di reti, di guanti, di cintole, si assottigliati gli ingegni de sarti, de calzolai, et senza che vi fossero molte altre arti per secondare i piaceri della gola; et senza tante delicatezze d'oltre mare recate: nelle quali spetialmente lo studio et l'humana industria si pone. Già l'arte della cucina, et di condire più dilicatamente i cibi, è passata di Francia in Italia; et parimente del largo et pomposo vestire. Già la maniera del leggiadro cavalcare hanno imparato i Lombardi: et di giorno in giorno à conoscerla cominciano gli altri popoli che ci sono all'intorno.