Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/103

Da Wikisource.

103

io3 tenerezza di sè; pongli innanzi uno timore, parendoli nel tempo delle tentazioni offendere per lo timore che ha di non offendere; e questo fa per farli venire a tedio la via dello spirito, dicendo: questo non sentivi tu, innanzi che tu fussi in questo stato: hai mutato stato per essere migliore, e tu se’ peggiore, dicendo!

il tuo esercizio, il quale tu debbi fare con pace e quiete, col cuore libero e non legato da tante diverse cogitazioni, tu il fai in grandissima guerra; meglio U sarebbe a lassarlo stare. Questo fa per privarlo dell’esercizio dell’orazione, la quale è la madre delle virtù, all’anima illuminata (e questo manto molto prezioso è) non allenta però la gloria di Dio, ma molto più virilmente esercita la vita sua, reputandosi indegno della pace, quiete e consolazione della mente, come gli altri servi di Dio, e degno della pena, e però si gloria nelle pene. Questo è colui che benedice Dio in ogni tempo: ma all’amatore di sh, questo mantello che in sè è buono, per lo poco lume e gusto mal disposto gli è pericoloso, perchè v’intepidisce dentro; e privato del diletto, il quale egli appetisce, gli pare esser pri7 vato di Dio, e con la tepidezza e col legame della negligenzia lega i piedi dell’affetto, e le mani dell’orazione allenta e posa giù; unde, quando i nemici veggono il braccio dell’orazione posto a terra, e non in ili to a cercare con umiltà, ed a dimandare 1 adiutorio divino, il quale non è dinegato a chiunque il dimanda, e ad investigare 1’ eterna volontà sua, che oeni cosa ci dà e permette per nostra santificazione, entrano allora dentro, ed abitano per li borghi della città dell’anima, e* talora pigliano tutta la ciltà con la rocca della volontà sua. A lei diviene,, come al popolo di Dio, il quale vinceva mentre che Moisè orava, e quando le mani di Moisè si posavano giù, d popolo perdeva. Quale è il popolo di Dio che sta nella città dell’ anima nostra ? sono le vere e reali virtù: queste virtù vincono i vizj, mentre che la ragione., la quale è il nostro Moisè sta nel molile dell’inestimabile