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212 Chi l’ha detto? [674-676]

nale parigino il 29 settembre di quell’anno: «La question des nationalités se meurt. Il n’y a plus de divisions marquées, tranchées; il y a sur toutes les frontières de tous les pays des zones grises où les nationalités se mêlent.» La frase gli fu molto rimproverata benchè fosse fondamentalmente giusta: ma era ingiusto di applicarla, come forse non il Crispi, ma altri per lui fece, a regioni delle quali la nazionalità italiana era indubbia.

Agostino Depretis nel suo celebre discorso di Stradella dell’8 ottobre 1876 (da non confondersi però col cosiddetto programma di Stradella che è dell’anno precedente, cioè prima che la Sinistra salisse al potere) parlando dei nuovi criteri in fatto di elezioni politiche portati dal suo ministero diceva: «Se la parola d’ordine delle amministrazioni precedenti era questa: chi non è con noi è contro di noi; la nuova parola d’ordine che io rivolgo a nome del Ministero a tutti i funzionari dello Stato, è quest’altra:

674.   Lasciate passare la volontà del paese.»

La frase restò, benchè i ministri di Sinistra (Depretis compreso) l’osservassero anche meno di quelli di Destra. Ed egualmente due anni dopo, Benedetto Cairoli, a proposito della sincerità del voto politico e della riserva che il governo s’imponeva nelle elezioni, così si espresse nel suo discorso-programma di Pavia del 15 ottobre 1878: «Non mancano opposte reminiscenze, ma non importa; non saremo abili, ma soprattutto vogliamo essere onesti. Meglio la sconfitta di un Ministero che quella della giustizia. Preferiamo cadere con la nostra bandiera piuttosto che vivere disonorandola.» Da questo periodo, che sentiva la mal celata ironia contro gli avversari dell’on. Cairoli, questi tolsero la frase dell’uso comune

675.   Saremo inabili, ma siamo onesti.

che citarono, con poca buona fede, come se fosse una confessione preventiva d’incapacità. E pure dell’on. Cairoli è l’altra frase che più non si ricorda se non per dileggio:

676.   La politica delle mani nette.


che il Cairoli disse non molto tempo dopo a proposito del Congresso di Berlino, da cui l’Italia era tornata col danno e con le