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ferrovie, di agraria, di meccanica, di letteratura. Forse era un poco greve e pesante; ma, nondimeno, per l’ampiezza del formato, per la moltiplicità degli argomenti svolti, e per essere il, primo grande giornale politico che, sottoponendosi alle blande cesoie della censura, apparisse in Roma - anzi il primo giornale politico che apparisce in Italia, dopo la rivoluzione francese e l’impero napoleonico - in quel vigoroso risveglio della vita pubblica, incontrò, fino da allora, il pubblico favore, che poi crebbe a dismisura col precipitoso svolgersi degli eventi; per cui dall’ottobre 1848 fino al febbraio 1849 quel giornale esercitò una influenza determinante nelle politiche vicende dello Stato romano.

Come si è veduto dei quattordici collaboratori dei Contemporaneo, dieci erano dello Stato romano, due proprio di Roma, e due soltanto, il Gazzola e il Dragonetti, appartenevano ad altre provinole d’Italia1.

Da tutti i fatti che io sono venuto narrando emerge chiara ed aperta una verità, ed è questa: che Pio IX in quel turbinio delle dimostrazioni popolari si inebriava e invaniva: egli non era soltanto un papa liberale, ma, con l’abitudine presa di arringare la folla e di dialogizzare con essa, egli veniva mutandosi in papa tribuno. Già esso ebbe sempre, anche dopo di allora, una grande, forse una esagerata opinione delle proprie qualità oratorie: la bellezza della sua voce calda e armoniosa, la correttezza della sua pronuncia, e una certa facilità di eloquio, che il Manzoni avrebbe detto parlantina, e che Pio IX scambiava, in buona fede, con l’eloquenza, davano a lui una illimitata fiducia nella efficacia irresistibile dei propri discorsi.

Che io non attribuisca passionatamente al Pontefice difetti che egli non ebbe, lo provino due fatti: primo il suo quotidiano andare a zonzo per far bella mostra di sè e per farsi applaudire, e in secondo luogo la predica da lui inopportunamente improvvisata a sant’Andrea della Valle nell’ottavario dell’Epifania, il 13 gennaio 1847.


  1. Delle simpatie incontrate dal Contemporaneo e della influenza da esso acquistata parlano concordemente lo Spada, vol. I, cap. XI; il Ranalli, vol. I, lib. I, pag. 64 e 65; il Gualterio, vol. VI, cap. XIX, ed altri storici parecchi che, per brevità, ometto di citare.