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152 | ciceruacchio e don pirlone |
Nei quali versi, lasciando stare che Tirteo non avrebbe scritto quello bruttissimo del sangue; Che ne sarà colato, le argomentazioni per combattere gli scrupoli del Pontefice, sebbene un poco speciose, non mancano di molto valore.
E il poeta prosegue:
Parla, o sugli Austri l’itala |
Certo lo Stragi di Tarnovo, con tutta la difesa del Cantù, furono e restano cosa orrenda, ma anche questi versi, con cui quelle stragi furono descritte, sono brutti assai.
Ma il poeta, che non si è avveduto di essersi lasciato scivolare dalla penna una strofa tanto sciagurata, e poco curando la grammatica e unendo nel suo odio gesuiti ed Austriaci, e rispecchiando, cosi, ancora una volta, esattissimamente, la situazione, prosegue:
Mostri! . . . ed al fetido aëre |