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luzione avvenuta in lui pei profondi ulteriori suoi studi, procura di armonizzare fra loro la fede e la libertà. Per quel suo dottissimo trattato Gregorio XVI chiamava il padre Veutura una delle prime teste della cristianità.

Accrebbe la propria fama il P. Ventura con la pubblicazione, fatta nel 1839, dell’altra opera, Delle bellezze della Fede, onde divenne amico degli uomini più illustri d’Italia e dell’estero, come il cardinale Angelo Mai, l’ab. Mastrofini, lo Chateaubriand, il Lamennais, ecc. ecc.

Professore, più tardi, nell’Università romana, perdè la cattedra di filosofia morale per avere esaminata la tesi della bontà e dei vizi dei Governi, concludendo che il pessimo o il più di tutti vizioso era quello elettivo: il che, sebbene fosse vero e per ragione della sua natura e per storica esperienza, sembrò al Governo una enormezza, detto dall’alto di una cattedra romana; e si riguardò come condanna del Governo pontificio, e poco meno che come istigazione alla rivolta. I cardinali ne furono singolarmente irritati, e quelle ire erano forse in parte fomentate dai Gesuiti, coi quali gli rimase ruggine eterna. Egli però si scusava dicendo, non potersi applicare la sua tesi al Governo romano, perchè Governo teocratico; ma non gli valse a poter ritenere la sua cattedra1.

D’altra parte, siccome il padre Ventura era legato da giovanile amicizia a Pio IX, cosi egli era uno dei pochi, fra gli ecclesiastici, che avvicinavano il Papa, che perorassero presso éì lui la causa delle riforme e della libertà.

Il successo della splendida orazione del padre Ventura in onore di O’Conuell fu immenso: mio padre, che si onorava dell’amicizia dell’illustre Teatino, condusse me, che avevo allora nove anni, ad udire le due orazioni in lode di O’Connell a sant’Andrea della Valle. Io non era in grado di apprezzare nel suo vero valore l’eloquenza del padre Ventura; ma ricordo benissimo che varie volte un lungo fremito di approvazione correva

  1. F. A. Gualterio, opera e luogo citati. Per la dottrina, per il potente ingegno e pel valore e l’autorità del padre Ventura cf. C. Cantù, Cronistoria, vol. II, cap. XXXVI; H. Reuclin, op. cit., vol. I, cap. IX, pag. 296; E. Lubienscki, Guerres et révolutions d’Italie, Paris, Jacques Lecoffire, édit., 1852, chap. IV, pag. 6.5, e il Poggi, il Belviglieri, il Ranalli, il Farmi, il Hay, il Rusconi, il Grandoni, lo Spada e Anatole De La Forge.