Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/192

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capitolo terzo 185

sotto le vôlte della chiesa in mezzo a quella folla stipata là dentro: quei fremiti erano applausi a stento rattenuti per la reverenza del luogo sacro1.

Ma la ragione dell’entusiasmo destato dall’orazione del padre Ventura non va ricercata soltanto nella somma eloquenza dell’oratore e nelle simpatie vivissime per O’ConnelI, il quale aveva lasciato, per disposizione testamentaria, il suo cuore in dono a Roma, ma anche nei sentimenti liberali espressi dal padre Ventura e nella grande analogia che intercedeva fra la causa degl’Irlandesi propugnata dall’O’ConnelI e quella degli Italiani perorata dal padre Ventura.

I funerali di Daniele O’Connell sono stati celebrati con bellissima pompa: l’oratore che ne disse l’elogio, non potea per altezza di mente e di cuore essere più all’unissono del suo elevato soggetto, né la orazione più accomodata alla grandezza dell’argomento, ne meglio ordinata a trarre utili documenti di religiosa e civile sapienza; ma rimane ancora a desiderarsi che sia meglio apprezzato il dono del cuore di questo genio straordinario, di questo animoso campione della fede cattolica e della libertà, di questo novello Giuda Maccabeo, che liberò il suo popolo, e confortò la Chiesa, di questo grande uomo, che, come Mosè trasse dalle mani di re Faraone un milione di Ebrei colla virtù de’ miracoli, strappò otto milioni d’Irlandesi dal ferreo giogo del più potente popolo della terra colla sola virtù della parola e della legalità! Quel gran cuore che palpitò solo di generosi e d’ineffabili amori, cui solo scaldarono le meglio che umane passioni della gloria di Dio e della Chiesa, della libertà e dignità della patria e della felicità di tutta l’umana generazione e per la legale rivendicazione della comune libertà e del ridestato spirito di nazionalità: quel cuore da cui scaturirono fonti inesauste di maravigliosa e passionata eloquenza: quel cuore potente che regolava le pulsazioni dei cuori di tutto un popolo, donato a Roma, uopo è che s’abbia

  1. Cf. Contemporaneo del 3 luglio, n. 21; la Pallade del 29-30 giugno, n. 9, e del 10 luglio, n. 10, nei quali con caldissimi elogi è riassunta l’orazione. Anche il Contemporaneo del 10 luglio, n. 28, e del 17 luglio, n. 29, consacrò due lunghi articoli al discorso del P. Ventura. Cf. pure l’opuscolo O’Connell e il Padre Ventura, Cenni di Francesco Borgatti, Roma, tipografia delle Scienze, 1847.