Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/260

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430 INFERNO 34. Noi ci movemmo, con la scorta fida, Lungo la proda del bollor vermiglio, Ove i bolliti facéno alte strida. 35. r vidi gente sotto infino al ciglio: E '1 gran Centauro disse: -— Ei son tiranni Che dièr nel sangue e nell' aver di piglio. 36. Quivi si piangon gli spietati danni: Quivi è Alessandro, e Dionisio fero, Che fé' Cicilia aver dolorosi anni. 37. E quella fronte eh' ha '1 pel così nero, È Azzolino. E quell'altro che è biondo, É Obizzo dà Esti, il qual per vero, 38. Fu spento dal figliastro su nel mondo. — Allor mi volsi al poeta; e quei disse: — Questi ti sia or primo; e io, secondo. — 39. Poco più oltre, il Centauro s'affisse Sovr' una gente che fino alla gola Parca che di quél bulicame uscisse. 34. (L) Del: del sangue. (SD Bollor. Stat II: Obiecta viat torrentnm incendia cludunt. 36. (L) Danni: recati altrui. (sL) Aleisandro Nel Convivio è lodato per la liberalità, non per altro. Distrusse Tebe; uccise i pri- gioni di Persia, e Menandro, Efe- slione, Calllstene, Glilo. Altri inten- de Alessandro di Fera atrocissimo , che vestiva di pelli gli uomini per farli mangiare a' suoi cani. Contro Alessandro il Macedone declama Lu- cano. Di Dionisio, il Poeta trovava menzione in S. Agostino e in Boe- zio Du*^ sono i Dionisii, e due gli Alessandri. G-^lebrl 1 sospetti tiran- nici di Dionisio e la line di lui., — Cirilla per Sicilia il Boccaccio, sem- prp. E tuttavia in Firenze: gran ci- ciliano. 37. (SD Azzolino. Anco nel Novel- lino. Ezzelino di Romano morto nel 1360, al quale acceiìna nel IX del Paradiso, non aveva fuori del san- gue se non la fronte, segno di effe- rata tirannide. — Edi. Per Eite è in Glo. Villani. Solfocato dal llglio, Guelfo rabbioso, crudele, rapace. Co- stui fece lega con Carlo d' Angiò nella conquista di Napoli; onde fu complice alla rovina sveva. Fu fatto, dice il Boccaccio, per la Chiesa mar- ohese della Marca d'Ancona: nella quale fece un gran tesoro, e con quello e con l'aiuto de' suoi ami- ci occupò la città di Ferrara, e caccio di quella la fantiglia de' Vin«  ciguerra con altri seguaci di parte Imperiale Ma perché 11 parricidio parer incredibile, Dante lo chiama figlia- stro, e dice per vero, o per qaesto, perchè dp correva incerta la voce. 38 (SD Mondo. Vuol indicare che la vita dp| corpo gli fu tolta dal fi- glio, quplla dell'anima e' se la tolse da sé. Onde nel I dell'Inferno: La seconda V'Orte. (F» Vulsi. Dante, che non ama- va gli E-<tensi, si volge a Virgilio in atto tra di maraviglia e d' orrore. Dove trattasi ni deliUi. Virgilio non parla; lascia dire i dannati. Il Tasso, metteva tanta distanza dal prin'-ipi d'Este a sé, quanta dal Cielo all'In- ferno. 39. (L) S'affisse: si fermò, (SL) S'affisse. Purg., XXXIII. — Gente. Fin qui i tiranni , ora gli omicidi , men fitti nel sangue. — — Biilicame. Cosi dlcevasi un'acqua termale a Viterbo (Inf. XIV).