Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/382

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246 INPERNO La pittura della pece bollente sì fa più viva nell'ultimo tratto di mano maestra : E gonfiar tutta e ri' seder compressa ; ciie fa vedere il ri- cascare per il proprio peso sopra di sé e il condensarsi dell'ardore tenace intorno al miseri tormentali La lun- ga similitudine dell'arsenale di Ve- nezia ci fa ripensare che i due ac- cenni a questa città , scevri d' ogni biasimo, in mezzo alle tante acri riprensioni contro altri paesi d' Italia, e la memoria onorata nel Purgatorio fatta di quel Marco che pare sia stato della Veneziana famiglia de'Lombar- di, dimostrano come il poeta, seb- bene aliena dagli spiriti ghibellini, rispettasse quella forma di civile go- verno che manteneva un patriziato mite, non ligio a parte guelfa, e con- servante un sentimento di pretta ita- lianità. Oltre alla similitudine storica della resa di Caprona, abbiamo le due dei cani che s'avventano al mendicante, e del cane che insegue il ladro : ma l'altra de' cuochi che attuffano cogli uncini la carne nella caldaia ; Il dia- volo gobbo, l'anziano, non di Lucca, di S. Zita ; l' ironia di Buonturo, le salse parole de' demonii graffiatori ; l'appiattarsi di Dante, e il temere di lui prima e poi ; la bugia di Mala- coda, l nomi de' diavoli, la trombet- ta; ogni cosa dimostra che Dante sui barattieri volle versare lo scherno, e sprezzare così l'accusa de' suoi ne- mici, che come barattiere lo caccia- vano dalla patria. Ora domandasi : coloro che bello stimavano (ed è) questo canto ; come poi disprezzare lo Shakespeare?