Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/101

Da Wikisource.

canto

V. 91

A quella parte ove il mondo è più vivo. 87 Lo suo tacere e il trasmutar sembiante Poser silenzio al mio cupido ingegno, Che già nuove quistioni avea davante. 90 E sì come saetta, che nel segnò Percuote pria che sia la corda queta, Così corremmo nel secondo regno. Quivi la Donna mia vidi io sì lieta, Come nel lume di quel ciel si mise, Che più lucente se ne fe’ il pianeta. 96 E se la stella si cambiò e rise, Qual mi feci io, che pur di mia natura Trasmutabile son per tutte guise! 99 Come in peschiera, ch’è tranquilla e pura, Traggono i pesci a ciò che vien di fuori, Per modo che lo stimin br pastura; 102 Sì vid’io ben più di mille splendori Trarsi ver noi, e in ciascun s’udia: Ecco chi crescerà li nostri amori. E sì come ciascuno a noi venia, Vedeasi l’ombra piena di letizia Nel folgor chiaro, che di lei uscia. 108 Pensa, lettor, se quel che qui s’ inizia Non procedesse, come tu avresti Di più savere angosciosa carizia; 111 E per te vederai, come da questi M’era in disio d’ udir br condizioni, Sì come agli occhi mi fur manifesti. 114 O bene nato, a cui veder li troni Del trionfo eternal concede grazia, Prima che la milizia s’ abbandoni: 117