Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/102

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92 PADIS0 [)el lume, che per tutto il del si spazia, Noi semo accesi: e però, se desii Di noi chiarirti, a tuo piacer Li sazia. 120 Così da un di quelli spirti pii Detto mi fu; e da Beatrice: di’di’ Sicuramente, e credi come a Dii. Io veggio ben si come tu t’annidi Nel proprio lume, e che dagli occhi il traggi, Per ch’ei corrusca sì, come tu ridi; 126 Ma non so chi tu sei, nè perchè aggi, Anima degna, il grado della spera, Che si vela a’ mortai con gli altrui raggi. - 129 Questo diss’io diritto alla lumiera, Che pria m’avea parlato; ond’eila fessi Lucente più assai di quel ch’ell’era. Sì come il Sol, che si cela egli stessi Per troppa luce, quando il caldo ha rose Le temperanze de’ vapori spessi; 13$ Per più letizia sì mi si nascose Dentro al suo raggio la figura santa: E così chiusa chiusa mi rispose Nel modo che il seguente canto canta. 139 COMMENTO Dl BENVENUTO Si divide il canto in quattro parti generali. Nella prima, Beatrice premette dimostrazioni che servono a sciogliere il dubbio sulla dispensazione de’ voti. Nella seconda, toglie il dubbio. Nella terza, porge un salutare consiglio. Nella quarta, 1’ autore entra nel cielo di Mercurio, dove gli si fa incontro tina moltitudine di anime. S io ti fiameggio t’ infiammo coi raggi di mia sapienza