Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/155

Da Wikisource.

canto

VII. l4

Come di paradiso, fu remota: 87 Nè ricovrar poteasi, se tu badi Ben soUilmente, per alcuna via, Senza passar per un di questi gradi; 90 O che Dio solo per sua cortesia, Dimesso avesse; o che l’u.om per sè isso Avesse soddisfatto a sua follia. 93 Ficca mo I’ occhio per entro I’ abisso Dell’ eterno consiglio, quanto puoi Al mio parlar distrettamente fisso. Non potea 1’ uomo ne’ termini suoi Mai soddisfar, per non poter ir giuso Con umiltate, obbediendo poi, 99 Quando disubbidendo intese ir suso; E questa è la ragion per che I’ uom fue Da poter soddisfar per sè dischiuso. 102 Dunque a Dio convenia con le vie sue Riparar 1’ uomo a sua intera vita Dico con I’ una, o ver con ambedue. Ma perchè I’ opra tanto è piiì gradita Dell’ operante, quanto piiì appresenta Della bontà del core ond’ è uscita, l0 La divina bontà, che il mondo imprenta, Di proceder per tutte le sue vie A rilevarvi suso fu contenta. I I i Nè tra I’ ultima notte e il primo die Sì alto e sì magnifico processo Operl’unaoperl’altrafueofle: 1l Chè più largo fu Dio a dar sè stesso, Per far 1’ uom sufficiente a rilevarsi, Che s’ egli avesse sol da sè dimesso. 117 — 11)!. . Io