Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/275

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canto

XIV. 26

bili rzfatti esser potra che al veder non vi noi quando poi sarete rifatti visibili dopo la risurrezione del corpo, dite come potrà essere che questo vostro splendore non rechi danno alla vista? Come mai un organo tanto debole Potrà sostenere la forza e l’eccesso di tanta luce? Lisanclicierchi i cerchi di quei beati spiriti, di que’santi dottori mostrar nova gioia nuova allegrezza nel torneare nel danzare in tondo e ne la mira nota e nella maravigliosa melodia a I oralion pronta ci divota all’ inchiesta di Beatrice pronta ma rispettosa: cosi come quei che vanno a rota come coloro che ballano in tondo, ossia che vanno a ruotta pinti e tracti spinti ed attratti da piu letitia da sommo gaudio levan la voce alzano canti più vivacemente danzando e rallegran negli acti qualche volta a la fiala. Quel si lamenta perche qui se mora per viver cola su non vide quivi lo rifrigerio de la sancla ploia chi si lamenta di morire quaggiù per poscia vivere in cielo, certosi lamenta perché non vide quivi, iii cielo, il gaudio che la pioggia e- terna del beatifico lume produce ne’ beati — ossia — Se vedesse la ineffabile letizia di costoro, che io vidi, non piangerebbe quelli che per morte passano da questa nostra misera via alla vita gaudiosa e celeste. Anche i barbari fan lutto al nascere dell’uomo, e fan lieti funerali alla morte, secondo Valerio, quel uno Dio ci due Padre e Figliuolo ci fre Padre, Fi. gliuolo e Spirito Santo che qual Dio vive sempree regna sempre in tre e due et uno vive e regna eterno in tre persone ed in un solo Dio non circumscripto da luogo e circonscrive tutto e che tutto contiene era cantato tre volte da ciascuno di quelli spirti era cantato in venerazione della Trinità con tal melodia con tale armonica dolcezza che d ogni merito sana giusto muno che sarebbe condegno premio di ogni merito, elio udi