Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/341

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canto

XVIII. 331

Per ch’io prego la Mente, in che s’inizia Tuo moto e tua virtute, che rimiri Onde esce il fumo che il tuo raggio vizia; 120 Sì che un’ altra fiata ornai s’adiri Del comperare e vender dentro al tempio, Che si murò di segni e di martìri. 123 O milizia del Ciel, cui io contemplo, Adora per coloi’ che sono in terra Tutti sviati dietro al malo esempio. 126 Già si solea con le spade far guerra; Ma or si fa togliendo or qui or quivi Lo pan che il pio Padre a nessun serra: 129 Ma tu, che sol per cancellare scrivi, Pensa che Pietro e Paolo, che moriro Per la vigna che guasti, ancor son vivi. Ben puoi tu dire: io ho fermo il desiro Sì a colui che volle viver solo, E che per salLi fu tratto a martiro, Ch’io non conosco il Pescator, nè Polo. 136 COMMENTO DI BENVENUTO In quattro parti dividesi il canto. Nella prima, Beatrice corregge il Poeta. Nella seconda, Cacciaguida palesa gli spiriti famosi della sfera. Nella terza, ascende ilPoeta al sesto cielo di Giove. Nella quarta, il Poeta sgrida i Pastori rispetio al regime secolare. Quello Spirito beato Cacciaguida gia si godea solo del suo verbo si compiaceva delle cose che gli andavano per il pensiero elio gustava lo mio concetto temprando I dolce con i acerbo perchè insieme a cose gloriose e liete aveva udito 1’ acerbo valicinio dell’ esilio, e quella donna che a Dio mi