Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/370

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360 PARADISO Sotto buona intetizion che fe’ mal frutto, Per cedere al Pastor si fece Greco. Ora conosce come il mal dedutto Dal suo bere operar non gli è nocivo, Avvegna che sia il mondo indi distrutto. 60 E quei che vedi nell’arco declivo, Guiglielmo fu, cui quella terra plora, Che piange Carlo e Federigo vivo. 63 Ora conosca come s’innamora Lo Ciel del giusto rege, e al sembianto Del suo fulgore il fa vedere ancora. 66 Chi crederebbe giù nel mondo errante, Che Rifeo Troiano in questo tondo Fosse la quinta delle luci sante? 6) Ora conosce assai di quel che il mondo Veder non può della divina grazia, Benchè sua vista non discerna il fondo. 72 Qual lodoletta che in aere si spazia Prima cantando, e poi tace contenta Dell’ultima dolcezza che la sazia; 75 Tal mi sembrò l’imago della imprenta Dell’ eterno piacere, al cui disio Ciascuna cosa, quale ella è, diventa. 78 E avvegna eh’ io fossi al dubbiar mio Lì quasi vetro allo color che il veste, Tempo aspettar tacendo non patio; 81 Ma della bocca: che cose son queste? Mi pinse con la forza del suo peso: Perch’io di corruscar vidi gran feste. 8 Poi appresso con 1’ occhio più acceso Lo benedetto segno mi rispose,