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paradiso

anime, gettando maggiore splendore cominciarono a cantare con tanta dolcezza, che mi è impossible ritenere e descrivere. O dolce amore che di riso ti amanti o dolce amore di Dio, che ti nascondi sotto quella luce ridente quanto parevi ardente in quelli fiacoli come sembravi ardente in quelle scintillè ed in quel canto che aveano spirto solo di pensiersancu mossi soltanto da santi pensieri. li Poeta ora descrive lo scorrere della voce pci collo dell’ aquila, dicendo che gli sembrò il mormorio di basso fiume che va rompendo le scarse e pure sue onde fra i sassi. Udire mi parve un mormorare di fiume che scende chiaro giu da petra in petra mostrando I uberta dei suo cacume mostrando la copia delle acque che prorompe dalla sua cima. La voce in dolce suono discendeva per l’ampia gola dell’aquila di anima in anima, quale Dante somiglia ai sassi, perchè fermi e costanti nella giustizia ; poscia che i chiari e lucidi lapilli dopo che le lucenti gemme o le risplendenti anime beate ond io vidi ingemmaio il sexto lume che vidi ad ornamento nel pianeta di Giove poser silenzio a li angelici squilli quietarono l’angelico canto: e quel mormorare del aquila rimaso d aspectare indugio e quel mormorio dell’ aquila subitamente salissi per la golgia su per lo collo come fosse buso si vide salire pci collo come se fosse stato bucato cosi ome sono prende sua forma al collo de la cetra nel modo che nei collo della cetra o chitarra il suono si accorda nelle molte corde e si come vento che penetra al pertugio de la sampogna e come il fiato penetra nel foro della zampogna- Quei mormorio fecesi voce qui nel detto collo e quindi uscissi per lo beccho in forma di parole e dal collo uscì pd becco in forma di parole quale aspeclava il cor dov io le scripsi che io ardentemente aspettava di sentire, e che scolpii nel cuore.