Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/375

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canto

XX. 36S

li Poeta ora non intende rimproverare, ma invece di glorificare i sovrani che per la retta amministrazione del regno meritarono le lodi umane e le divine, ed or godono della e- terna felicità. incominciommi a dire quell’ aquila — la parte che vede e pate il sole ne I agulie mortali l’occhio delle aquile del mondo or si volo riguardar fissamente in me ora guarda e contempla da che viene in me formato perche di fochi ondio figura fommi perché dei lumi coi quali io mi formo questa figura di aquila, o coi quali in forma d’aquila mi mostro altrui: quelli onde I occhio in testa mi scintilla quei lumi o spiriti splendenti de’ quali 1’ occhio mio è composto son li sommi sono i più illustri, i massimi. colui che luccin mezzo per pupilla dell’ occhio fu il cantor de lo Spirito Sancto David che cantò i salmi mosso dillo Spirito Santo: ed i salmi suoi furono metrici e distinti in versicoli: cantore, perchè que’salmi si cantano con certe norme musicali che larca traslato e di villa in villa l’arca del giuramento, come si disse nel canto X del Purgatorio, dalla casa di Aininadab di Gabaon alla propria città: ora conosce il merito del suo canto in quanto effecto fu del suo consiglio per lo remunerar eh e altre- tanto ora conosce quanto effeLto produsse quel suo canto nel consiglio dell’Eterno col premio che ottenne rispondente al merito suo, ossia conosce la quantità del suo merito dalla quantità del premio che ora gode. Colui di cinque che mi fan cerchio per ciglio quegli dei cinque che mi formano il dintorno dell’ occhio che piu al beccho mi s’ accosta e ch’ è piiì vicino al becco la vedovella consolo del figlio è l’imperatore Traiano che consolò la vedovella pci figlio ucciso, come si disse diffusamente nel Purgatorio canto X. E perché Traiano fu pagano, perciò soggiunge quanto pericolo corra l’animo non essendo credente nella