Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/402

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392 PÀRADISO E poi quando mi fu grazia largita D’ entrar nell’ alta ruota che vi gira, La vostra region mi fu sorLita. t2O A voi divotamente ora sospira L’anima mia, per acquistar virtute Al passo forte che a sè la tira. 123 Tu sei sì presso all’ ultima salute, Cominciò Beatrice, che tu dèi Aver le luci tue chiare e acute: 16 E però, prima che tu più t’mIei, Rimira in giuso, e vedi quanto mondo Sotto li piedi già esser ti fei; 129 Sì che il tuo cuor, quantunque può, giocondo S’appresenti alla turba trionfante, Che lieta vien per questo tera tondo. Col viso ritornai per tutte quante Le sette spere. e vidi questo globo Tal, ch’io sorrisi del suo vii sembiante: 13$ E quel consiglio per migliore approbo, Che 1’ ha per meno; e chi ad altro pensa Chiamar si puote veramente probo. 138 Vidi la figlia di Latona incensa Senza quell’ombra, che mi fu cagione Per che già la credetti rara e deo8a. I 41 L’aspetto del tuo nato, Iperione, Quinci sostenni, e vidi come ei move Circa, e vicino a lui Mala e Dione. 144 Quindi mi apparve il temperar di Giove Tra il padre e il figlio; e quindi mi fu chiaro Il vairiar che fanno di br dove: 147 E tutti e sette mi si dimostraro