Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/427

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canto

XXIII. 417

nona: la parte interna di un globo chiamasi concava, la parte esterna convessa, come in una cipolla tanto distante tanto lontana da noi che la sua parvenza ancor non appariva la dove io era che non si poteva vedere dalla sfera ottava in cui io mi trovava; pero non ebber gli occhi miei potentia di seguitar la coronata fiamma che si levo presso a sua sementa quindi gli occhi miei non furono capaci di seguitare Maria coronata dal cerchio veloce dell’ angelo, la quale si alzò vici na al suo divino Figlio. Maria non ebbe influsso di cielo, come gli altri beati che rimasero nell’ ottava sfera. Ciascun di que cantori si stese in su con la sua cima si ciascuna di quelle anime beate si alzò volgendo tanto la cima della loro fiammella chemi fu palese tatto affecto ch elli aviano a Maria che vidi chiaramente quanto affetto portavano a Maria. Tutti gli uomini dovrebbero avere singolar devozione a Maria Vergine, ed alzando a lei le braccia supplicarla, che qual madre amorosa, madre di grazie, madre di misericordia ci proteggesse in ogni pericolo, e ci assistesse in punto di morte. Quegli spiriti rimasti nell’ ottava sfera come fantolin che ver la mamma tende le braccia poi che lacie prese con la mano che in fin di fuori s infiamma fecero inverso di Maria, come il bambino, che sazio di latte, stende le tenerelle braccia verso della mamma per 1’ istinto che si palesa vivo fino nell’ e- sterno, ossia per l’amore che fuori dell’animo si appalesa, quasi fiamma negli atti; indi rimaser li nel mio cospecto can- - tando si dolce Regina celi che mai da mi non si parti il dilecto poscia quegli spiriti beati restarono con me nell’ottava sfera cantando così dolcemente — Regina Coeli latare alleluia — antifona del tempo pasquale — che la dolcezza ancor dentro mi suona. oh quanta ce I uberla che si soffolce in quelle arche richissime che fuoron a seminar qua giu bone boRAMBAI ,DI — Voi. .