Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/441

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canto

XXIV. 431

pure bisogno di prova èla prova del tuo vero: dissioallora io — o quelli furono miracoli, o non furono: se furono miracoli non potevano venire che da Dio; se poi non furono, dimanderò, come mai tanti infedeli, senza prova visibile, e per la sola parola degli apostoli credettero e presero il battesimo? Non è questo il maggiore dei miracoli, se I mondo si rivolse ‘al cristianesmo senza miracoli, quest uno e tale che gli altri non sono il centesmo se il mondo senza vedere miracoli si fece cristiano, non è questo miracolo tale, che gli altri tutti non valgano la di lui centesima parte per argomentare la fede? che entrasti povero e digiuno in campo a seminar la boivi pianta che fu gui vite et ora ee faeta pruno perché tu entrasti nel mondo povero e mendico a spargere la fede di Cristo, che prima era pianta di vita, ed ora per opere di alcuni uomini perversi è divenuta pianta spinosa e mortale. — In questo passo alcuni azzardano di obbiettare Anche Maometto povero, e quasi tapino trasse alla sua nuova fede numerose, e popolate nazioni. Ma quegli non era così povero, ed ignorante, e sedusse non i sapienti, ma i più vili ed abbietti per mezzo di voluttà sensuali. Finito questo terminato questo dialogo I alta corte san- cia risono per le spere nella melode che la su si canta colla dolce melodia che si ode lassù, si udì pei circoli luminosi cantare Te Deum laudamus — E quel Barone che si di ramo in ramo gia tracio mi avea ezaminando che all uLtime fronde appressavamo ricominciò e san Pietro tanto potente nel regno di Dio, od in cielo, quanto un Barone nella terra, che esaminandomi con tante dimande mi aveva finalmente condotto all’ albero della fede, tornò a dire la gra ha che donnea con la tua mente la grazia che signoreggia compiacendosi, nella tua mente t aperse la bocca In fino a qui Digitized by oog1e