Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/476

Da Wikisource.

I66 PAHAflISO Sotto i miei piedi, un segno e più partito. 87 La mente innamorata, che donnea Con la mia Donna sempre, di ridure A essa gli occhi più che mai ardea. 90 E se natura, o arte fe’ pasture Da pigliar occhi per aver la mente, In carne umana o nelle sue pinture, 9 Tutte adunate parrebber niente Ver lo piacer divin che mi rifulse, Quando mi volsi al suo viso ridente. E la virtù, che lo sguardo m’indulse. Del bel nido di Leda mi divelse, E nel Ciel velocissimo m’impulse, 99 Le parti sue vivissime ed eccelse Sì uniformi son, ch’io non so dire Qual Beatrice per loco mi scelse. Ma ella, che vedeva il mio desire, Incominciò ridendo tanto lieta Che Dio parea nel suo viso gioire: La natura del moto, che quieta Il mezzo, e tutto l’altro intorno move, Quinci comincia come da sua meLa. 108 E questo Cielo non ha altro dove Che la Mente divina, in che s’accende L’amor che il volge, e la virtù ch’ei piove. I li Luce e amor d’un cerchio lui comprende, Sì come questo gli altri, e quel precinto Colui che il cinge solamente intende, I lt Non è suo moto per altro distinto; Ma gli altri son misurati da questo, Sì come diece da mezzo e da quinto. 1 17