Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/520

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PARAbISO Queste parole brevi, ch’ io compresi Mc sormontar di sopra a mia virtute; E di novella vista mi raccesi Tale, che nulla luce è tanto mera, Che gli occhi miei non si fosser difesi. 60 E vidi lume in forma di riviera Fulgido di fulgori intra due rive Dipinte di mirabil primavera. 63 Di tal fiumana uscian faville vive, E d’ ogni parte si mettean nei fiori, Quasi rubin che oro circotiscrive. 66 Poi, come inebbriate dagli odori, Riprofondavan sè nel miro gurge, E s’una entrava, un’altra ne uscia fuori. 69 L’alto desio, che mo t’infiamma e urge, D’ aver notizie di ciò che tu vei, Tanto mi piace più, quanto più turge. 72 Ma di quest’acqua convien che tu bei, Prima che tanta sete in te si sazii: Così mi disse il Sol degli occhi miei. Th Anche soggiunse: il fiume, e li topazii, Ch’ entrano e escono, e il rider dell’ erbe Son di br vero ombriferi prefazii: 78 Non che da sè sien queste cose acerbe Ma è difetto dalla parte tua, Che non hai viste ancor tanto superbe. 81 Non è fantin che sì subito ma CoI volto verso il latte, se si svegli Molto tardato dall’ usanza sua, 84 Come fec’ io, per far migliori spegli Ancor degli i1 chinandomi all’onda,