Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/536

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paradiso

Che di ciò rare avean la potestate. S7 La tua magnificenza in me custodi, Sì che l’anima mia, che fatta hai sana. Piacente a te dal corpo si disnodi. 90 Così orai; e quella sì lontana, Come parea, sorrise, e riguardommi; Poi si tornò all’ eterna fontana, 95 E il santo Sene: a ciò che tu assommi Perfettamente, disse, il tuo cammino, A che prego e amor santo mandommi, 96 Vola con gli occhi per questo giardino; Che veder lui ti acconcerà lo sguardo Più a montar per lo raggio divino. 99 E la Regina del Cielo, onde io ardo Tutto d’ amor, ne farà ogni grazia, Però ch’ io sono il suo fedel Bernardo. 102 Quale è colui, che forse di Croazia Viene a veder la Veronica nostra, Che per I’ antica fama non si sazia, 10l Ma dice nel pensier, fin che si mostra: Signor mio Gesù Cristo, Iddio verace, Or fu sì fatta la sembianza vostra? 108 Tale era io mirando la vivace Carità di colui che in questo mondo Contemplando gustò di quella pace: 111 Figliuol di grazia, questo esser giocondo, Cominciò egli, non ti sarà noto Tenendo gli occhi pur quaggiuso al fondo; 114 Ma guarda i cerchi fino al più remoto, Tanto che veggi seder la Regina, Cui questò regno è suddito e divoto. 117