Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/78

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paradiso

conservare la verginità sorellafu professò voti, fu monaca: do eh io dico di me di se intende ciò che avvenne a me, avvenne anche a lei, in quanto anch’ essa fu tratta a forza dal monastero e così li fu lotta di capo i ombra de le sacre bende le si tolse i’ abito ed il velo che la cingevano, e la vestirono di porpora e di reale diadema. Ma poi che pur nei mondo fu rivolta ma benché tornata per forza al mondo contra suo grado e contra bona tuanza violentemente, non secondo il costume della Chiesa non fu dai vei dei cor gia mai dicioita sempre condusse vita non dissimile dal chiostro. A mio giudizio parmi più scusabile Piccarda di Costanza nella rottura del voto. Costanza era avanzata in età senza nozze; ma Piccarda fu invitata, e forzata a marito ancor giovanissima. Costanza aveva contratta I’ abitudine del chiostro essendovi stata molti anni, mentre Piccarda pochissimo vi si trattenne. Costanza non ebbe violenza fisica come l’altra, e come di sangue reale aveva più libertà di rispondere al modo di Susanna a quelli che voleano md urla al matrimonio, questa e la luce de la gran Costanza è l’anima della gran Costanza che dal secondo vanto di Soave genero il terzo ci ultima possanza della seconda gloria della casa Sveva, (Federico Barbarossa essendo stato la prima gloria), generò la terza ed ultima gloria, cioè Federico secondo. A ragione Dante chiama vanto o superbia di gloria quello della casa Sveva, che fu simile a vento australe, pcrchè turbò l’aere sereno, e portò sangue e strazi, ma tosto sparì. Il primo venuto da stirpe Sveva fu Federico Barbarossa, il secondo Enrico quinto, il terzo Federico secondo, che fu l’ultimo im peratore Svevo. La gente Sveva secondo Giulio Celso fu cliiarissima per armi, e per potenza in Germania, e si tengono anche adesso i due Federici per due fulmini di guerra.