Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/147

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te, o piuttosto una soluzione di allume, la quale è assai preferibile, massimamente per i vasi destinati ai vini fini. Prima che la soluzione di allume siasi raffreddata, il che sarebbe pericolosissimo, si fa sgocciolare la botte, in cui si mette subito del mosto bollente, che si può lasciare sino al momento d’introdurvi dell’altro vino.

In alcune vigne, per usare le botti nuove, si à l’abitudine di versarvi alcune pinte di una soluzione di foglie di persico, di lupoli, e di qualche sostanza aromatica, il cui odore più forte non fa che mascherare, per un qualche tempo, quello che sarebbe stato d’uopo distruggere.

Come si voglia mettere del vino nuovo in buone botti, che ànno già altre volte servito, bisogna far visitare i cerchj, far raschiare tutta la feccia radunata nell’interno, e gettarvi dell’acqua bollente un giorno o due prima d’impiegarle. Quest’acqua, come abbiamo detto, fa gonfiare il legno, ed indica sicuramente le più piccole aperture.

Siamo debitori al sig. de Willermoz, medico di Lyon, delle ricerche più soddisfacenti sulla natura del gusto di botte, che i vini acquistano sì facilmente, e la cognizione più perfetta dei modi di distruggerlo nei vini, e nei vasi viziati.

Per il vino, che à preso da botte, bisogna dopo averlo tramutato in un’altra buona botte, aggiun-



    cia, le quali corrispondono a libbre tre, once tre, scrupoli due e grani undici di peso medico veneto. Il Tradutt.