Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/81

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i suoi vicini di Tolose, di Montauban, di Castres, ed altrove, e con tal mezzo privarsi del danaro, che ricavano, il quale forma la di lui entrata più liquida.»

Per quanto grandi sembrino a colpo di occhio i vantaggi d’ingrassare la vite, eglino saranno sempre al disotto di quelli, che ricaverebbe un proprietario, il quale non sacrificasse la qualità dei suo vino ad un uso mal inteso. Se cionullostante, circostanze locali infinitamente rare lo forzassero servirsi di questo mezzo, saprà impiegarlo con le convenienti modificazioni. Rigetterà allora i letami fetenti, che comunicherebbero al vino una parte del loro spiacevole odore, e saprà scegliere preferibilmente quello di piccione, di pollame, e quei miscugli ben fatti di terriccio putrido, e di terra vegelabile.

Nelle vigne di Portugal, che producono il vino rinomato di Porto, di Carcavelos, e di Sétuval, si colta la vite allorchè à dieci o dodici anni. Perciò s’intassano materie combustibili, come vecchi rami di albero, piante secche colle quali si meschia dell’argilla. Si dà fuoco a questo miscuglio, e come sia ridotto in cenere, si sparge nelle vigne in luogo di letame. Questo metodo, che non presenta alcun inconveniente, meriterebbe essere tentato nei nostri climi, dove sicuramente produrrebbe buonissimi effetti.

La coltivazione è sì necessaria alla vite, che se qualche tempo si neglige di farle i lavori, che imperiosamente richiama, quei belli ed eccellenti frutti sono presto cambiati in grappoli poveri a piccioli grani, la cui asprezza se ne risente troppo dell’abbandono in cui si trova.