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120 così parlò zarathustra - parte seconda


Se una mano appena li tocchi, essi mandan polvere intorno a sè come i sacchi di farina: ma chi potrebbe pensare che questa lor polvere venga dal grano e dalla delizia dorata dei campi estivi?

Se si atteggiano a sapienti, mi sento come agghiacciato dalle loro sentenze e dalle lor verità; la loro sapienza esala un odore come di palude; e già vi udii gracidare le rane!

Destri sono essi, e hanno le dita accorte: che cosa è la mia semplicità in confronto alla loro moltiplicità? Le loro dita sono esperte nell’annodare e nel tessere: in tal modo essi fanno la calza dello spirito!

Sono utili congegni d’orologio: soltanto, bisogna saperli caricar bene. Allora essi segnano esatta l’ora, con un modesto romore.

Lavorano essi come macine e cilindri da molino, purchè si getti in loro il frutto da macinare! — Sanno l’arte di triturare il grano e di ridurlo in polvere.

Anche sanno vigilarsi l’un l’altro nella lor mutua diffidenza.

Astuti, stanno in attesa di coloro la cui scienza cammina con piede zoppo: e nella loro attesa somigliano ai ragni.

Io li vidi preparare con diligenza il veleno: a tal uopo essi difendono le lor dita con guanti di vetro.

Anche amano giocare con dadi falsi; e li sorpresi a giocare con tanto ardore che n’eran tutti ansimanti.

Io mi sento ad essi straniero; e le lor virtù sono anche più contrarie al mio gusto che le lor menzogne e i lor dadi falsi.

E quando dimorai con loro, dimorai sopra di loro. Per ciò mi tennero il broncio.

Non possono tollerare che alcuno cammini più in alto; per ciò essi posero legno e terra e immondizie tra me e loro.

In tal modo ammorzarono il romore dei miei passi; sicchè da nessuno fui inteso così male come dai più dotti.

Tutti gli errori e tutte le debolezze umane essi posero tra me e loro: — «soffitto falso» chiamano ciò nelle loro case.