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188 saggio storico

rimaste nel territorio della repubblica napolitana. Se questo progetto fosse stato eseguito, Napoli non sarebbe divenuta, come addivenne, teatro di stragi, d’incendi, di scelleraggini e di crudeltá; ed ora non piangeremmo la perdita di tanti cittadini.

Durante l’assedio dei castelli il popolo napolitano, unito agl’insorgenti, commise delle barbarie che fan fremere: incrudelí fínanco contro le donne, alzò nelle pubbliche piazze dei roghi, ove si cuocevano le membra degl’infelici, parte gittati vivi e parte moribondi. Tutte queste scelleraggini furono eseguite sotto gli occhi di Ruffo ed alla presenza degl’inglesi.

I due castelli Nuovo e dell’Uovo, difesi dai patrioti, fecero intanto per qualche giorno la piú vigorosa resistenza. Se i patrioti avessero avuto un poco piú di forza, avrebbero potuto riguadagnar Napoli: ma essi non erano che appena cinquecento uomini atti alle armi; e Mégeant, che comandava in Sant’ Elmo, non permise piú ai suoi francesi di unirsi ai nostri.

Si sono tanto ammirati i trecento delle Termopili, perché seppero morire; i nostri fecero anche dippiú: seppero capitolare coll’inimico e salvarsi; seppero almeno una volta far riconoscere la repubblica napolitana.

La capitolazione fu sottoscritta nella fine di giugno. Si promise l’amnistia; si diede a ciascuno la libertá di partire o di restare, come piú gli piaceva; e tanto a coloro che partissero quanto a coloro che restassero si promise la sicurezza delle persone e degli averi. La capitolazione fu sottoscritta da Ruffo, vicario generale del re di Napoli; da Micheroux, generale delle sue armi; dall’ammiraglio russo; dal comandante delle forze turche; da Food, comandante i legni inglesi che si trovarono all’azione; e da Mégeant, il quale, in nome della repubblica francese, entrò garante della napolitana. Furon dati per parte di Ruffo degli ostaggi per la sicurezza dell’esecuzione del trattato, e questi furon consegnati a Mégeant1.

  1. Ecco la capitolazione:
    «Articolo I. Il Castel Nuovo ed il castel dell’Ovo saranno rimessi nelle mani del comandante delle truppe di S. M. il re delle Due Sicilie e di quelle dei suoi alleati,