Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/459

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il più bel giorno della vita. 451

gno» m’ha fatto venir freddo; non avevo avuto mai tanta paura di restar segregato in quartiere, e per tutto quel giorno rigai diritto che parevo il primo soldato del battaglione. All’ora solita esco, e quasi senza accorgermene, di passo in passo, mi ritrovo in quella strada. Avevo quasi paura a andare avanti, veda un po’! Camminava impacciato come se avessi avuto le gonnelle. A una certa distanza, vedo uscire molte ragazze da quella casa, mi fermo, osservo, e capii che ci doveva essere una sarta. Tre o quattro si fermano in mezzo alla strada e guardano ridendo dentro la porta, come se aspettassero qualcuno che non vuole uscire. Finalmente esce un’altra ragazza, era lei; esce in fretta e infila la strada dalla mia parte, rasento il muro, colla testa bassa, come se avesse vergogna. Le altre ragazze la guardavano e ridevano. Mi accorsi che ridevano del modo con cui era vestita; essa pareva quasi una povera, e le altre, signorine; camminava a passi corti corti, forse per non far vedere gli stivaletti, e io m’accorsi ch’eran sdruciti sulla punta; e avea il viso quasi coperto dal fazzoletto che teneva fermo sotto il mento con una manina magra e pallida. Venne innanzi sempre più in fretta, e appena mi vide diventò rossa come il fuoco. Mi si strinse il cuore, e sentii una compassione tanto forte di quella povera giovane che, non so come, mi venne un’idea.... Doveva passare fra me e il muro; c’era una grossa pietra, mi chinai, la presi, la buttai in disparte, feci un passo indietro, ed essa passandomi davanti come una freccia, mi guardò e disse: — grazie. — Ed io restai là sbalordito a guardarla mentre s’allontanava. Ad un tratto sento ridere qualcuno dietro di me, mi volto e vedo un giovane, un signore, che andava in fretta dietro la ragazza, guardando per terra. Non c’era altri nella strada: aveva riso di me. Gli tenni dietro coll’occhio,