Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/460

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452 il più bel giorno della vita.

non si voltò, non mi guardò, tirò innanzi. Ma io rimasi come se m’avessero data una mazzata sul capo. Aveva una fisonomia cattiva quel signore; gli luccicavano gli occhi in un certo modo che faceva quasi paura. Passai una gran brutta nottata quel giorno, signor colonnello! Che cosa vuole? Io non avevo mai provato un’affetto così.... Non sapevo nemmeno io quel che mi volessi; avrei voluto che ci fosse una guerra, che so io? un incendio, o qualche altro gran diavolìo, da potermici gettare in mezzo come un disperato. Il giorno dopo ripassai per di là e incontrai di nuovo quel signore. Appena mi vide, si andò a piantare proprio dinanzi alla porta della sarta. Io stetti a osservarlo da lontano. Le ragazze uscirono, e si fermarono nella strada; usci lei per l’ultima, le altre risero, il signore le si avvicinò per parlarle, essa gli voltò le spalle e tirò via; quando mi fu vicina mi accorsi che piangeva. Mi guardò come il giorno prima, passando in fretta, e scantonò alla prima strada, e il signore dietro. — Questa volta voglio vedere anch’io, — dissi tra me, e li seguitai da lontano. Gira e rigira, per quei vicoli torti e oscuri, la ragazza arrivò finalmente nella via dietro l’ospedale militare, dove stava di casa. Infilò una porta e lasciò il suo cacciatore grullo e confuso con un piede sulla strada, e un altro sul primo scalino della scala e la faccia rivolta in su. Dopo un minuto, essa fece capolino a una finestrella del quarto piano, guardò giù, e riscomparve. Questa stessa stessissima scena si è ripetuta per altri sette o otto giorni. Lui mi guardava sempre col cipiglio e lei con quell’aria dolce e buona; lui continuava ad andarle dietro come l’ombra del suo corpo, e lei continuava a scappare, e io teneva d’occhio tutti e due. Intanto, nella strada della sarta, la gente se n’era accorta, e ogni giorno ch’io ci andavo mi sentivo bruciare il viso dalla vergogna, perchè lei lo