Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/137

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madrid. 131

I primi giorni non potevo allontanarmi dalla piazza della Puerta del Sol; ci stavo ore ed ore, e mi ci divertivo tanto, che avrei voluto passarci la giornata. È una piazza degna della sua fama; non tanto per la sua vastità e la sua bellezza, quanto per la gente, per la vita, per la varietà dello spettacolo che presenta a tutte le ore del giorno. Non è una piazza come le altre: è insieme un salone, un passeggio, un teatro, un'accademia, un giardino, una piazza d'armi, un mercato. Dallo spuntar del giorno fino a un'ora dopo mezzanotte, v'è una folla immobile, e una folla che va e viene per le dieci grandi strade che vi metton capo, e un inseguirsi, e un incrociarsi di carrozze che dà il capo giro. Là convengono i negozianti, là i demagoghi disoccupati, là gl'impiegati smessi, i vecchi pensionati, i giovani eleganti; là si traffica, si discorre di politica, si fa all'amore, si passeggia, si leggono i giornali, si dà la caccia ai debitori, si cercan gli amici, si preparano le dimostrazioni contro il Ministero, si coniano le false notizie che fanno il giro della Spagna, si tesse la cronaca scandalosa della città. Sui marciapiedi, che son larghi da poterci far passare quattro carrozze di fronte, bisogna aprirsi il passo a forza: nello spazio d'una lastra di pietra vedete una guardia civile, un venditor di fiammiferi, un sensale, un povero, un soldato, tutti in un mazzo. Passano frotte di scolari, serve, generali, ministri, contadini, toreros, signore; vagabondi spiantati che vi domandan l'elemosina nell'orec-