Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/171

Da Wikisource.

madrid. 165


nessuno si permettesse mai uno scherzo nè di lingua nè di penna: era come una figura lasciata in bianco in mezzo a un quadro di caricature maligne.

Quanto al Re, par che la stampa spagnuola godesse d'una libertà sconfinata. Sotto la salvaguardia dell'appellativo di Savoiardo, di straniero, di giovane della Corte, i giornali avversi alla dinastia dicevano, in sostanza, quello che volevano, e ne dicevan delle amene. Questo se la pigliava a cuore perchè il Re era feo de cara y de perfil, (brutto di viso e di profilo); quello si rodeva perchè camminava troppo stecchito; un terzo trovava a ridire sulla sua maniera di rendere il saluto; e altre piccinerìe da non credersi. Ciò non ostante il popolo di Madrid aveva per lui, se non l'entusiasmo dell'Agenzia Stefani, almeno una simpatia molto viva. La semplicità dei suoi costumi e la bontà del suo cuore eran proverbiali anche fra i fanciulli. Si sapeva ch'egli non serbava rancore con nessuno, neanco con quelli che si eran condotti poco degnamente con lui; che non aveva mai fatto un atto dispettoso a nessuno; che non s'era mai lasciato sfuggire di bocca una parola amara contro i suoi nemici. A chi parlasse di pericoli personali ch'egli potesse correre, ogni buon popolano rispondeva sdegnosamente che il popolo spagnuolo rispetta chi ha fede in lui; i suoi nemici più acerrimi, ne parlavano con ira, ma non con odio; coloro stessi che non si levavano il cappello incontrandolo per via, si sentivano stringere il cuore vedendo che altri non se lo levava, e non potevano nascon-