Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/132

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ssi, da un senso di verità, disse che "la guerra è per eccellenza l’arte di conservare"; infatti: "l’arte di distruggere ne è l’abuso". E le fortezze furono da lui definite "monumenti di pace", perchè la loro moltiplicazione consente di scemare il numero dei combattenti e di restituire molti soldati alle arti pacifiche. Nessun popolo, del resto, dovrebbe lottare a scopo di conquista; tutti debbono impugnare le armi per difendere la nazione minacciata o la civiltà offesa: "Ogni guerra giusta, degna del nome, è essenzialmente difensiva". Ed ogni soldato degno del nome dovrebbe incidere nella memoria e nel cuore le parole di questo maestro: "Risparmiate ovunque gli oggetti del culto; fate rispettare i tugurii, gl’infelici, le donne, i bambini, i vecchi: presentatevi come benefattori dei popoli.... Bisogna far temere il nome francese" - e così dicasi di ogni altro - "ma non farlo odiare....".

Quanti invocano il regno della giustizia nei rapporti dei popoli non fanno se non esprimere con altre parole - nè molto diverse - i principii enunziati dal Carnot. "Le nazioni sono, le une rispetto alle altre, nell’ordine politico, ciò che gl’individui sono nell’ordine sociale: esse hanno, come questi ultimi, i loro diritti reciproci, consistenti nell’indipendenza, nella sicurezza all’estero, nell’unità interna, nell’onore nazionale: beni d’ordine superiore dei