Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/362

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nota 357

[prima stava scritto «seriamente richiede»] che innanzi tutto si conosca, quello che è stato fatto prima, e se è stato ben fatto e cosa resta a fare»; p. i90, di seguito all’ultimo rigo, Ms ha questo brano «Fare una storia di Savonarola è lo stesso che dire: non c’è finora una storia che sia... molto s’è fatto e bene: ciò che rimane a fare». P. i9i r. 20, prima di «problema fondamentale», Ms, ha queste parole «ti dá ciascuna volta che un autore ci mette la mano un nuovo problema a risolvere».

3. Pietro Metastasio. — Apparso nella «Nuova Antologia», agosto i87i, pp. 807-825; il Croce poi ne ripubblicò (in «La critica», i9i2, pp. i47-i5i) i brani non riprodotti dal De Sanctis nella Storia della letteratura italiana, avvertendo però che anche negli altri ci sono differenze. Per questo motivo noi abbiamo creduto bene di riportare integralmente il testo della «Nuova antologia».

4. Giovanni Prati. — Seguiamo il testo apparso nel giornale Roma (quotidiano) di Napoli, il 2 luglio i877. Lo scritto fu poi ripubblicato dal Croce «La critica», i937, pp. 3i5 e sgg.), ma completamente rielaborato nella forma. Nel giornale citato lo scritto è preceduto da notizie sul numero dei soci del Circolo Filologico, e da queste altre parole del De Sanctis:

Io debbo le mie lodi a questi gloriosi superstiti, a’ quali prometto che saranno qualcosa in questo mondo: la grandezza nell’uomo non è nel dire io penso, ma è nel dire io voglio. Abbiamo realizzato un altro pensiero: i corsi femminili, che da tutti erano creduti impossibili. Il complemento naturale sarebbe di instituire delle conversazioni, che per ora si rendono impossibili, non tutti potendo ancora parlare le lingue che studiano. Abbiamo per altro introdotto quest’anno le letture e conversazioni serali, fra le quali non vanno dimenticate quelle tenute per festeggiare Maffei e Zanella. Nell’onorarli non abbiamo domandato se erano napoletani, ed abbiamo mostrato ancora una volta quanto forti sieno i legami che ci uniscono all’Italia superiore, donde partiano i primi splendori dell’incivilimento italiano. Abbiamo cercato pure d’introdurre le conferenze, che sono i piaceri morali che noi possiamo offrire a’ soci. Son riuscite belle per le elette intelligenze che vi hanno preso parte, per cui ricordiamo con sentimento di gratitudine i nomi di Persico, Palmieri, Kerbaker, Bertolini, Tommasi, e quel cosí simpatico, cosí incredibilmente scomparso, Panceri. Noi dovremmo offrire a questi uomini non una retribuzione (che non ve n’ha una pari al merito loro) ma un segno della nostra gratitudine. Segno