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«storia del sec. xix» di g. g. gervinus i77


Il Villemain sceglie a campo di battaglia la caduta di Napoleone ed il trionfo del legittimismo in Francia. In veritá non poteva scegliere peggio.

Per riuscire nel suo assunto ha capovolta la storia. Napoleone, l’eroe de’ cento giorni, rimane nell’ombra: di prospetto giganteggia la Camera de’ rappresentanti, che da una parte tiene sotto i piedi Napoleone, dall’altra tende la mano a’ principi alleati. Nessuno vuole Luigi XVIII, non gli alleati, non le camere, non l’esercito: ed il dramma finisce con l’entrata di Luigi XVIII a Parigi.

La Camera de’ rappresentanti è composta di bricconi e di gonzi. I bricconi vogliono Luigi XVIII, e non osano di dirlo, e si studiano di pervenire al loro fine con quelle proposte insidiose, con quell’avviluppamento di frasi, con quella ipocrisia ed equivoco di linguaggio, in che anche oggi alcuni pongono l’ideale dell’uomo politico. Di costoro il più abile ed astuto è il giovane Dupin, fiore di galantuomo, che cominciò con lo scagliare il primo sasso a Napoleone giacente, e terminò con l’abbandonare il suo posto innanzi ai soldati di Luigi Napoleone. I gonzi sognano libertá ed indipendenza: Manuel assume il tuono di Mirabeau; La Fayette vede ritornare i suoi bei tempi antichi; e fabbricano governi in carta, e schiccherano dichiarazioni di dritti, mentre lo straniero si avanza a gran passi sopra Parigi. Bricconi e gonzi erano istrumenti docili in mano di Fouché, di un traditore, che, ministro di Napoleone, corrispondeva con Luigi XVIII ed Orléans, con Wellington e Talleyrand, e nel di stesso mostrava allo straniero la via di Parigi e faceva il giacobino nella Camera. Ora il Villemain per poco non s’inginocchia innanzi ai rappresentanti, e ne fa il protagonista de’ cento giorni, ed ammira come qualche cosa di eroico la loro resistenza a Napoleone. Eppure il loro defitto fu di non avere consentito a Napoleone in quei supremi momenti facoltá di salvare la Francia, e, dopo di averlo costretto ad abdicare, di essersene rimasi a chiacchierare, senza aver preso alcun provvedimento, se non per vincere, almeno per venire a patti degni, o per cadere senza vergogna. Cosi quando essi protestando sono disciolti.