Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/223

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versioni e comenti di liriche tedesche 2i7

scrive nel vivo ancora della passione e nel caldo della fantasia. Ma, se cosí di rado si cade in quel calore artifiziale, che è prodotto da temi troppo generali, si può incorrere in un difetto non meno grave, che è proprio di tutte le poesie di occasione. L’autore può non sapere uscire dagli accidenti di cui sente, ancor, fresca l’impressione, dare troppa importanza a circostanze secondarie, e cosí piangere e rallegrarsi egli solo. Perché se alcuno può esser forte commosso da un fatto, per lamentarsi ch’egli faccia, non giungerá mai a rendere gli altri partécipi del suo dolore, quando egli non spogli il fatto di ciò che si riferisca, unicamente, alla sua persona, o non colga in esso il lato umano, ciò che si indirizza non a questo o a quell’uomo, ma all’umanitá, al cuore umano. Ora, mi sembra, che Federico abbia cansato affatto questo difetto, perché la sua poesia, ricchissima di determinazioni e di circostanze, conserva un senso generale, che si apre la via a tutti i cuori.

La morte è poetica, perché dá valore alla vita, che si dilegua; l’addio è poetico, perché rinfresca nella memoria tutto un passato, che fugge. Nella usanza quotidiana l’amicizia si confonde con tutte le abitudini della vita; ma quando l’amico si allontana, sentite allora quanto lo amavate, sentite vacua la vostra esistenza e vi pare che con lui si allontani qualche cosa di voi: il sentimento dell’amicizia, fatto prosaico dall’abitudine, risorge in tutto lo splendore della sua poesia. Tale è la situazione in cui si pone Stolberg: quando l’amico l’abbandona, l’amicizia acquista per lui un valore infinito. Ma l’amicizia non è giá un concetto astratto, di cui si debba predicare la bontá, l’utilitá, il piacere, ecc. L’amicizia è tutta la vita, tanti dolori, tante gioie, tanti pensieri accomunati, partecipati: i quali, nel dolore della separazione, ritornano piú vivi alla mente e generano un senso di malinconia non discaro. Il quale nasce dalla presenza simultanea nell’anima di due momenti diversi, di un passato felice nella presente infelicitá, che si succedono, si oppongono, si penetrano, si limitano l’un l’altro. Questi due momenti li abbiamo trovati, anche, nell’Ultimo addio di Goethe; se non che ivi sono come un semplice preludio.