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un’armonia incipiente, che si continua nella fantasia; qui si mostrano eloquenti in tutta la loro ricchezza. Ho detto che si limitano l’un l’altro; e però l’affetto si mantiene, sempre, in una giusta misura. Talora il poeta si abbandona, quasi obbliandosi, ai cari sogni del passato, quando, come destandosi all’improvviso, un grido di dolore ti richiama alla dura realtá:

                          E al travagliato petto                          
                          Pace e calma apportavi...                          
                          Ma dove, o fantasia, m’illudi? Ahi pace                          
                          Mai piú non recherai, o mio diletto,                          
                          Al travagliato petto!                          

Talora il dolore rasenta, quasi, lo strazio, quando un subito trapasso desta tenerezza ed invoglia a dolci lacrime:

                                         .  .  .  .  .  .  Attendi                          
                          Che nell’ultimo amplesso un’altra ancora                          
                          Lacrima tua si mesca                          
                          Con le lacrime mie. Che il tuo cammino                          
                          Sparga il cielo di fiori, o mio diletto!                          

Questo ideale dell’amicizia è fatto ancora piú poetico da uno squisito sentimento della natura: cosa giá osservata nell’Ultimo addio di Goethe. È difficile trovare una poesia lirica tedesca, che non sia abbellita da questo sentimento, cosí poco frequente presso noi italiani, se ne trai fuori i grandissimi. La vista di una bella e calma sera fa sentire a Federico piú amara la sua solitudine. Le rimembranze dell’amicizia sono congiunte col ruscello, col monte, co’ fiori, con le valli. Né questo vi sta come estrinseco ornamento, o come separata descrizione. È il luogo immedesimato nella mente con l’azione, con l’affetto, con le memorie, tutto contemperato, com’è nella vita.

Le circostanze locali dánno al sentimento tutta l’apparenza della realtá, senza turbarne la sua natura poetica, senza oscurarlo, in prosaici accidenti. Tal è quel passeggiare per «fiorite