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76 saggi critici

Gravina. Volete sapere qual è il concetto di Prati? Io posso soddisfare la vostra curiositá. «Quello che fa cadere principalmente la donna è la vanitá; quello che fa cader l’uomo è l’amore sensuale. Nelle Grazie è simboleggiata la donna; ne’ tre giusti è simboleggiato l’uomo, corrispondendo que’ tre a’ tre ordini in cui si partiva l’antica societá: sacerdoti, magistrati, e guerrieri.» — Diamine! e non altro? — domanderá il lettore, che Dio sa dove era ito con le sue speculazioni. E non altro. Concetto che non solo non è poetico, ma né tampoco scientifico: noto lippis et tonsoribus, esso è divenuto proprietá del senso comune, buono al piú ad essere la moralitá di un racconto per fanciulli. Che il vecchio Esopo spiegasse sotto il velo della favola alcuna veritá morale ai suoi contemporanei, è naturale in tempi che il pensiero era ancora poesia, ancora inviluppato ne’ miti; ma che oggi si domandi alla poesia per suo passaporto questa specie di fabula docet, un insegnamento, uno «scopo morale», come si dice, gli è un falsificare ad un tempo la morale e la poesia; ciascuna ha la sua veritá e la sua ragion d’essere in sé stessa. Egli è vero che per Prati, che è uomo d’ingegno, questo concetto è qualche cosa di sopravvenuto e di appiccato, rimaso fuori della poesia, e perciò impossibile a cogliere, potendo da un racconto cavarsi le piú diverse sentenze morali. Il Tasso apponeva un’allegoria alla sua Gerusalemme per secondare l’andazzo critico del suo tempo; ed il Prati spaccia il suo segreto a quelli che nella poesia vogliono trovare un segreto.

E non di meno il lettore ripete pur sempre: — Che cosa ha voluto far Prati? — La domanda è giusta; perché il lettore moderno non può accettare le Grazie e Satana nel loro senso immediato, e vi ci vede un senso occulto. Ed anche il poeta. Lasciamo star Satana; forse Prati crede al diavolo: e forse, quando si è lasciato ire a quel maledetto prologo, non era lui, ma qualche demonio tentatore che suggerivagli: — Scrivi, scrivi: la vendetta è piú dolce del mele, come dice Omero. — Tal sia; ma alle Grazie almeno egli non ci crede. Erano realtá: ora sono per il lettore e per lui una forma vuota. Il poeta moderno può accogliere nella sua poesia le forme mitologiche di tutti i tempi;