Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/184

Da Wikisource.
i78 saggi critici


La morte del Tasso, ispiratrice di poeti e di artisti, non ha potuto strappar dalla sua anima o piuttosto dalla sua penna che un volgare Requiem : sentimento rettorico, che non rivela nessuna intima commozione, e guastato immediatamente da immagini estranee, conformi alla sua disposizione al biasimo ed alla critica.

Il Cesare Cantú è uno spirito malato e tristo, in lotta con i contemporanei, declamatore contro i pedanti e i letterati, contro l’ignoranza e la corruzione del secolo, come uomo mal contento e mal compreso, che si mette fuori e contro la societá, in mezzo alla quale si trova. Con questa disposizione d’animo fosca, con tanto di tedio e di dispetto al di dentro, non si può scrivere una storia della letteratura.

Per non rimaner nell’astratto scendiamo a qualche applicazione, prendendo ad esempio uno de’ suoi giudizii.

Nel capitolo dei poeti del secolo d’oro s’incontra con l’Ariosto, «autore di un poema cui la posteritá conservò il titolo di divino».

Ma questa divinitá non ispira alcuna riverenza al Cantú, che lo guarda accigliato, con aria di rimprovero, e in molte pagine si delizia a guastare il piedistallo ed atterrare l’idolo.

Il gran peccato dell’Ariostó secondo il Cantú fu la vita tranquilla, non provata dalla sventura e dalle «contraddizioni», che «avrebbero sublimato» il suo grande ingegno.

Il prosastico trascinarsi in piccoli impieghi, in minute ambascerie, in servidorie di corti, svigori questo grande ingegno, che le contraddizioni e la sventura avrebbero sublimato; non avvezzo ad alcuna attivitá interiore, lasciando fare e vivacchiando alla spensierata, instabile non solo in amore ma in ogni altro sentimento, quell’incomparabile suo istinto poetico non diresse a scopo veruno, oppure ad un solo, l’adulazione.

Dunque, la poesia dell’Ariosto o non ha scopo, o ha per iscopo l’adulazione. Per essere un gran poeta, dice il Cantú, avrebbe dovuto elevarsi «nelle serene regioni dell’eterna bellezza, esprimere il lato serio della vita, gl’impeti sublimi del cuore, la grandezza morale dell’uomo e della nazione, celebrare