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settembrini e i suoi critici 269


Lo Zumbini appartiene a questa nuova critica, e spera il suo trionfo dalla libertá. Il suo scritto finisce con queste notevoli parole:


A’ bisogni della nostra critica provvederá ora la libertá. Per essa rifioriranno gli studii filosofici; e la critica che si fonda sull’indipendenza dell’arte, non sará, come oggi pare a molti, una critica sentimentale, ma fondata anch’essa sopra base razionale. Per la libertá eziandio, ed anche piú prontamente, comincerá a parere se non piú necessario, certo non piú bello e generoso, e, debbo dirlo? non piú liberale il costringere l’arte a parlare un linguaggio non suo, il sommetterla a leggi diverse dalle proprie. Finirá in somma anche per la critica il periodo di rivoluzione, il quale, secondo alcuni, fra cui sommo il Settembrini, par che debba continuare con maggior lena, e, secondo me, ha durato giá troppo.


Dunque il Settembrini è fuori della storia, fuori della vita, e soprattutto fuori della critica. Cosa rimane al povero Settembrini, cosí concio? Cosa è il suo libro?


È un libro..., risponde lo Zumbini, assai ben fatto e piacevolissimo a leggere. Per questo rispetto parmi anzi un modello di scrivere schiettamente italiano e insieme non artificiato, ma spontaneo ed efficace, due pregi che non si trovano sempre congiunti ne’ nostri moderni, alcuni de’ quali salvano la puritá della lingua, ma uccidono il lettore. E ci è inoltre uno squisito sentimento dell’arte, il quale, quando non è fuorviato dall’idea preconcetta, esce in giudizii delicati ed osservazioni giudiziose. Ma...


Ed eccoti un «ma» formidabile, che è un manrovescio e gitta a terra l’avversario. Tutto il libro dello Zumbini è un «ma» in permanenza.



    dell’artista ed è diventato una forma, quel contenuto è immortale. Gli Dei d’Omero son morti: l’Iliade è rimasta. Può morire l’Italia, ed ogni memoria di guelfi e ghibellini: rimarrá la Divina Commedia. Il contenuto è sottoposto a tutte le vicende della storia; nasce e muore: la forma è immortale.
         Questi sono canoni elementari della nuova critica, che, spero, avrá nello Zumbini una delle sue piú salde colonne.