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IL FARINATA DI DANTE


Innanzi a questa concezione colossale io mi arresto e mi dimando: — Cosa dunque c’era nell’anima di Dante, quando gli si presentò quell’immagine? quali sentimenti, quali opinioni operavano in lui e gli accendevano la fantasia? — .

La generazione che passa, scendendo nel sepolcro, lascia memorie ancor fresche che sono come il patrimonio delle famiglie, e i vecchi attori superstiti di un dramma il cui sipario è calato le vanno rimemorando a’ figliuoli e a’ nepoti coll’eterno intercalare: «io fui», e mescolano ne’ loro racconti passioni giá spente e rimase vive solo in loro con passioni ancor verdi, esagerando, alterando, lodando, vituperando, cioè a dire poetizzando il tutto. Questa è la prima storia, o piuttosto la prima poesia che lascia profondi vestigi nella nuova generazione. Cosí la Rivoluzione francese è giunta al nostro orecchio prima ancora che l’avessimo letta nelle storie; e Robespierre e i giacobini ne’ racconti fattici da’ padri nostri ci son parsi qualcosa di simile a que’ paurosi fantasmi di cui le nutrici popolano la nostra immaginaziohe puerile, e le avventure di Napoleone ci son parse una pagina delle Mille ed una notte. Esse sono le prime impressioni che ispirano la nostra giovanezza, e, per non citare che un esempio, il secreto incanto delle poesie del Béranger è in questo appunto, che Napoleone vi è rappresentato meno secondo la storica veritá che come si è serbato vivo nella tradizione presso i soldati e i contadini francesi. I tempi di Dante