Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/303

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il farinata di dante 297

lesto», te lo dá presente, ora appunto, fra tali impressioni, in tali condizioni: te lo dá non nella generalitá dell’idea, ma nell’atto della vita.

Le passioni di un’anima nobile, quando anche sieno eccessive, non l’occupano in modo che non resti intatto nel piú profondo ed imo alcun che di puro e di grande che vien fuori subitamente in qualche straordinaria impressione, diffondendo la sua luce e la sua simpatia su tutta la persona. Questo alto sentimento che purifica e abbella Farinata nella violenza della sua passione. Dante qui ha fatto scattar fuori con la sua profonda intuizione de’ secreti del cuore. Il gran cittadino nobilita e assolve il partigiano.

Ma non è che un momento. E quando Farinata si vede presso quell’uomo e lo ha squadrato e non lo ha conosciuto, diviene quasi sdegnoso, sospettando non forse appartenesse al partito contrario al suo. Lui, che poco innanzi sentia rimorso di essere stato « forse molesto » alla patria con le sue passioni, è pur lui che un momento appresso si sente invadere da quelle passioni. La natura ripiglia il suo posto; il partigiano si presenta nella sua cruditá. Non basta a Dante esser toscano; per trovar grazia appresso a Farinata bisogna ch’egli sia ghibellino. «Chi fur li maggior tui? » In quei tempi di tanta energia il partito non era solo legame di opinione, ma ereditá di famiglia: tale il padre, tale il figliuolo:

                                    Poscia che al pié della sua tomba fui,
Guardommi un poco, e poi quasi sdegnoso
Mi dimandò: Chi fur li maggior tui?
     Io ch’era di ubbidir desideroso,
Non gliel celai, ma tutto gliel’apersi;
Ed ei levò le ciglia un poco in soso,
     Poi disse: Fieramente furo avversi
A me, ed a’ miei primi, ed a mia parte;
Ond’io per due fiate gli dispersi.
                         

L’impressione di queste fiere parole accompagnate da gesti cosí risoluti è irresistibile. E in che è posto dunque tale incanto